Pietro Fachini
23° Premio Cairo
Nato a Milano nel 1994, si è formato in grafica e viene iniziato alla pittura metafisica da Maurizio Bottoni.
Per realizzare Fare a pezzi, l’artista ha chiesto ad alcuni amici a quale insetto si sentissero più somiglianti, per poi rintracciare ognuna di queste minuscole creature e riprodurle dal vivo in scala 1:1, secondo una composizione istintiva e misterica, non ragionata a priori. L’opera ci parla dunque del contrasto tra le singole individualità e un ordine sociale soverchiante, ciecamente votato al progresso e alla produttività e incarnato nel dipinto dal «fiume di formiche» che trasporta con noncuranza api, libellule, farfalle, cerambici e gli insetti più variegati. Dopo intensi viaggi-studio nell’Amazzonia colombiana e nei boschi di sughere in Sardegna, in cui ha potuto sperimentare nuove tecniche e nuovi pattern pittorici, Fachini sembra tornato a una pittura più figurativa, ispirata alla scuola fiamminga e a Piero della Francesca. Si tratta però di un ritorno solo apparente, di un avvitamento attorno all’origine, poiché la tecnica dell’artista è ora impreziosita di una sensibilità più ampia, da un umanesimo destrutturato: nessuna gerarchia tra figura e sfondo, nessun punto che rifulge sugli altri, ma un immaginifico ecosistema eternato sulla tela, una «meditazione visiva» che racconta molto dell’umano, anche se apparentemente niente ci rassomiglia.
Giulia Oglialoro
olio su tavola incamottata, cm 45x60.