Giulia Mangoni

Isola del Liri, 1991
Artista

23° Premio Cairo

Nata a Isola del Liri nel 1991, cresce anche in Brasile, si forma a Londra e poi a New York, per tornare oggi nella sua città natale.

Un giardino esuberante. È un concerto di fiori, foglie e steli e il ritmo batte e affonda in una vertigine di linee curve tempestate a pennello e a pastello a olio su una filante tela di lino. Ma il protagonista dell’opera in concorso di Giulia Mangoni, Radius (Misurare) è un uomo. Dentro di lui, riverbera tutt’altra musica. Quell’uomo emana una quiete silenziosa, una pacatezza tutta interiore. Armeggia nel suo giardino con una piantina, poco più di un germoglio. L’azione è minuta, gentile, ma la posa ha una potenza statuaria, come un San Giorgio nell’atto di sconfiggere il drago. «L’eroe cristiano ricorre nelle mie opere, perché vince sul male trascendendo culture e religioni», spiega l’artista. «Mi cattura la sua energia». C’è sempre un pizzico di autobiografia nelle tele dell’artista italo-brasiliana.
Sono composizioni costruite al confluire di mondi lontani. Mangoni sa ricombinare la natura inarrestabile delle foreste del Brasile con il paesaggio mansueto della campagna ciociara, dove vive. In una chiave fiabesca, affiora un’estetica tropicalista. I colori non sono mai rasserenanti, piuttosto contrastati, politici. Lo stile accosta il Realismo magico a una pienezza di volumi e a una certa linearità anni Venti prossima al muralismo e all’arte pubblica d’inizio Novecento. «È una meditazione sull’atto di misurarsi con se stessi. È un’ode alla disciplina e alla concentrazione. Anche quando travolto da distrazioni e stimoli, il protagonista resta concentrato sulla sua crescita tutta interiore». L’immagine è potente, raccolta e meditativa. La creazione e l’artista sono in sintonia perfetta con la natura attorno, simbolo di radicamento e di equilibrio interiore.

Cristiana Campanini

Radius (Misurare)

olio su lino, cm 200x180.