BROS

Portando avanti l’idea di avvicinare l’arte al pubblico già sviluppata in passato con i suoi interventi nello spazio urbano, BROS (Milano, 1981) propone in concorso Lasedia, opera che “dialoga” con gli spettatori. Da un’anonima sedia bianca in legno laccato, impreziosita solo da piedini di ferro ottonati, si irradia tramite un altoparlante il suono di una voce che “socializza” con il visitatore, invitandolo ad abbandonare la propria diffidenza e a sedersi. Il tono della voce è quello metallico e impersonale che caratterizza il traduttore automatico quando enuncia le frasi che vengono scritte dall’utente: il suono robotico crea così un’atmosfera surreale, un contrasto ironico con il messaggio di accoglienza espresso a parole. L’artista sceglie di ricorrere al massimo della semplicità, a una struttura essenziale, per sottolineare l’importanza di concetti come “il dono e l’ozio”, come sottolinea lui stesso. La normalità dell’oggetto è parte del gioco: per un attimo, la sedia può essere scambiata per uno degli oggetti d’uso presenti a Palazzo Reale come in qualsiasi museo.

«Ho ripreso e ribaltato il concetto delle statue parlanti della Congrega degli Arguti, a Roma», spiega BROS. «Il popolo già dal Cinquecento le faceva parlare metaforicamente attraverso affissioni anonime, pungenti scritti sulla classe politica locale. Come in quella Roma, qui il visitatore diventa un elemento di cui l’opera ha bisogno per completare la sua narrazione, ma adesso è la scultura a parlare, chiedendo al pubblico un momento di stasi e di riflessione».

Stefano Castelli