Margherita Mezzetti

C'è in Margherita Mezzetti una naturale propensione verso i temi e le atmosfere della fiaba, un istinto pittorico che la spinge a comporre piccoli racconti iniziatici e astratti dal tempo. Tempo è, precisamente, il titolo dell’opera in concorso, che ci mostra una giovane donna sprofondata in un sonno inscalfibile, a metà fra la Bella addormentata e Biancaneve priva di sensi dopo aver morso la mela. Sarebbe impossibile collocare la protagonista del dipinto in un’epoca precisa: dettagli contem- poranei come i tatuaggi e il laccio serpentesco della scarpa, infatti, contrastano con la lunga gonna ambrata che rievoca i vestiti di corte, mentre il sipario rosso, appena intuibile nella cupezza dello sfondo, aggiunge una sfumatura onirica e teatrale. Giocare con i riferimenti è una specialità di Mezzetti, diplomata all’Accademia di Venezia e oggi di stanza a Berlino, che in questo come in altri lavori cerca di mettere in scena «una dimensione personale, lenta e meditativa». Il sonno rappresentato non è quindi il frutto di un maleficio fiabesco, ma la rivendicazione di un mondo privato, sottratto alla voracità del quotidiano, e il tempo cui si allude nel titolo non può essere scandito o monetizzato – è l’eterno, imponderabile tempo della creazione artistica.

Giulia Oglialoro