Il 7° Premio Cairo
Un attaccamento tenace all’immagine pur nella grande varietà dei linguaggi. Una forte adesione emotiva al soggetto. Un confronto consapevole, a tratti ironico e disincantato, con la tradizione. Uno sguardo esercitato sui maestri di ogni epoca. E un’attitudine alle ricerche sperimentali, con qualche incursione nel concettuale.
Per il settimo Premio Cairo venti artisti tornano a sfidarsi sul terreno della figurazione, in tutte le sue declinazioni. Con un ritorno alle origini del premio, la ricognizione sui linguaggi contemporanei della pittura, della fotografia e della scultura è stata operata dalla redazione di Arte. Specchio fedele dei lavori in corso da un capo all’altro della Penisola, la mostra offre preziosa e convincente testimonianza del rapporto degli artisti con la realtà, attraverso quaranta opere che spaziano dal ritratto alla natura morta al paesaggio, con una ricchezza di tecniche che va dalle più recenti a quelle antiche, piegate a nuove esigenze.
Gli artisti selezionati
I 20 artisti selezionati: Alessandra Ariatti, Davide Bramante, Manuele Cerutti, Gerhard Demetz, Tessa Manon Den Uyl, Till Freiwald, Marina Giannobi, Chris Gilmour, Francesco Lauretta, Anna Madia, Andrea Mastrovito, Daniela Perego, Giacomo Piussi, Luigi Presicce, Giuseppe Rado, Luisa Raffaelli, Roberta Savelli, Alessandra Spranzi, Fabio Viale, Massimiliano Zaffino
La giuria
La giuria è composta da: Fabio Cavallucci (direttore della Galleria Civica di Trento), Daniela Clerici (direttore di Arte), Massimiliano Gioni, Gianfranco Maraniello (direttore di MAMbo Museo d'Arte Moderna di Bologna), Marco Pierini (direttore del Centro d'Arte Contemporanea Santa Maria della Scala di Siena), Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (presidente Fondazione Sandretto di Torino) e Stefano Zecchi (scrittore e professore di estetica).
Il Vincitore
Chris Gilmour (Stockport, 1973), con la riproduzione di un Aperisciò, una scatola di cartone piena di memorie e sentimenti, che supera l’arte povera con l’amore per il dettaglio.
Cartone e colla, dimensioni reali.
L'opera premiata
Da sempre Chris Gilmour è impegnato nell’indagine della cultura popolare attraverso l’oggetto. Il materiale esclusivo è il cartone da imballaggio, pratico, economico, leggero. Ed evocativo, perché porta con sé l’idea di contenitore, trasformando in scatole piene di memorie e sentimenti le motociclette, i pianoforti o le auto che escono dalle sue mani. I modelli sono il prodotto del design degli anni Cinquanta, con una predilezione per quello italiano: la Lambretta, l’Ape, la Cinquecento, la gloriosa Lettera 22 dell’Olivetti. Per la progettazione, che è molto impegnativa e può durare anni, quando non ha i disegni originali deve smontare l’oggetto per conoscerne tutti i segreti. Solo così la copia in cartone sarà identica all’originale nelle dimensioni e fin nel più piccolo bullone. La fragilità e deperibilità del materiale contrasta con la solidità del modello, come in Auto taxi, riproduzione di un Ape-risciò molto diffusa in India